Barolo Cannubi 2019
Vigneto leggendario, noto nella sua eccellenza almeno dai primi anni del Settecento; la sua oblunga collina è in comune di Barolo, come molti altri cru celebrati, ma giace in posizione isolata, bassa e soleggiata; si ritrova nel suo sottosuolo il punto di contatto tra due delle grandi matrici geologiche dell'areale, quella facente capo a Barolo ("marne di sant'Agata Fossili") e quella denominata "Unità di Castiglione" (arenarie del tipo "di Diano d'Alba").
Il vino ne è sempre uscito con caratteristiche uniche, ed è inconfondibile: ampio come pochi Barolo, caldo, avvolgente, rarefatto, di una finezza regale nella trama tannica e nella leggiadra declinazione degli aromi, talvolta in esubero di alcol, mai corto di maturazione e longevissimo.
La versione di Brezza è didascalica, e consente di mettersi, per l'appunto, una leggenda in cantina: virile di cuoio, tabacco e spezie, ardente nella nota di frutta matura e liquore agli agrumi, con cenni floreali e balsamici, questo Cannubi di grandiosa annata "mostra i documenti" all'assaggio, nei cui ritorni retrolfattivi si coglie la vena "empireumatica" (leggi: bruciacchiata, nel senso nobile del termine) tipicissima del vigneto.
Durerà a lungo, ma è già molto buono oggi; va accostato senza timore alle più intense preparazioni di selvaggina, finanche quelle, difficilissime da assecondare, in cui un elemento dolce sposa la scura, serrata fibra della carne.